Pierpaolo MARTINA
è tempo di bilanci e di commenti sull'esito della tornata referendaria dell'8 e 9 giugno scorsi che ha visto la partecipazione popolare non raggiungere la soglia del quorum per la validità della consultazione.
Con il contributo in esame, Annamaria POGGI, professoressa ordinaria di Diritto costituzionale e pubblico dell'Università di Torino si interroga su: Quorum e referendum abrogativo: dove mettere l'asticella?
Ripercorrendo la storia dei referendum, si scopre che su 72 quesiti abrogativi in 39 casi si è raggiunto il quorum e per 33 volte no. Nei 39 casi in cui il quorum è stato raggiunto, ha vinto il sì 23 volte e in 16 casi il no.
Dal 1997 al 2022 nessun referendum è risultato valido (ad eccezione di quello sull'acqua pubblica del 2011). Perché? Quesiti troppo astrusi per il cittadino comune? Questioni poco interessanti per la vita di tutti i giorni?
Forse sì ma penso di no almeno per quest'ultima tornata referendaria anche se in effetti solo il quesito sulla cittadinanza era piuttosto semplice e diretto.
Una ragione credo risieda ancora una volta in una forte sfiducia o stanchezza nei confronti della democrazia e dei suoi riti perché poi è difficile capire come alcune tematiche non vengano adeguatamente affrontate in Parlamento da chi abbiamo delegato a rappresentarci ma direi che molto conta anche la scarsa informazione che volutamente si fa di queste occasioni di democrazia diretta.
Aggiungo inoltre che pochi si rendono conto che talvolta, abrogando una disposizione di legge vigente, si crea la necessità che il Parlamento torni a legiferare per colmare la lacuna.
In ogni caso molti se la prendono con il quorum ma questo rappresenta una garanzia affinché la volontà espressa dal Parlamento non venga sovvertita da minoranze magari improvvisate.
Federalismi.it - Sommario Numero 17 - 18 giugno 2025
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