Pierpaolo MARTINA
"La Giunta regionale ha deliberato che la presenza della cardiologia verrà garantita sia all'interno dell'ospedale di Monfalcone sia in quello di Gorizia. Inoltre, entro la fine dell'anno, Asugi individuerà il luogo dell'Isontino in cui troverà sede l'Unità di terapia intensiva cardiologica". E' la sintesi del comunicato odierno dell'assessore regionale alla salute che rimanda alla fine dell'anno per la proposta organizzativa di ASUGI che stabilisca con precisione dove l'Unità di terapia intensiva cardiologica debba trovare spazio (Gorizia o Monfalcone?).
E' rimasto per ora senza risposta quindi il principale interrogativo dell'intera nostra comunità che sarà costretta a soffrire almeno fino alla fine di questo 2025 che nelle aspettative avrebbe dovuto portarci ben altre soddisfazioni.
La questione ormai è nota ed è stata esposta da stimati professionisti: l'Unità di terapia intensiva cardiologica deve rimanere a Gorizia per una questione proprio di sopravvivenza di quel che resta del grande ospedale di rilievo provinciale che avevamo e ciò per non perdere le ultime eccellenze che rimangono in loco e per non vanificare i preziosi investimenti fatti.
Non ci sono alternative e il fatto che, nonostante l'evidenza dei numeri sia una volta tanto a favore dell'ospedale di Gorizia, si rimandi ancora una decisione, non fa che aumentare la preoccupazione già viva per il quadro complessivo dell'assistenza sanitaria che vede i cittadini di questo territorio progressivamente rassegnarsi. Certamente è difficilissimo governare la sanità ma questa volta serve almeno provare ad argomentare un civile dissenso perché venga compreso anche in luoghi della regione (come Trieste e Udine) che finora sono stati abituati ad accentrare strutture e specialità (perché più grandi e perché più pesanti politicamente).
Ripeto un concetto a me caro: serve una reale solidarietà tra territori di questa regione. Gorizia è a metà strada tra i due centri più popolosi...si pensi a costruire qui qualcosa anziché togliere.
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