di Pierpaolo MARTINA
Da qualche tempo, qui vicino a noi, oltre confine, sta succedendo qualcosa di importante. La società civile è riuscita a coinvolgere la politica nazionale ponendo sotto i riflettori la situazione del colossale impianto industriale di Anhovo/Salona d'Isonzo.
Ne abbiamo parlato prendendo spunto dal best seller scritto da Jasmina Jerant con la quale abbiamo conversato ascoltando gli spunti di Andrea Bellavite, Chiara Paternoster e Alida Pavšič .
Non è stata solo una presentazione di un libro ma l’intrecciarsi delle nostre storie in un territorio accomunato dal fiume che ci unisce tutti, l’Isonzo.
Il nostro non può che essere un contributo alla consapevolezza di quello che c’è subito al di là del confine, vicinissimo a Gorizia e che tocca anche pesantemente tanti che vivono tra noi; la consapevolezza che viviamo tutti sulla stessa barca comunque la si pensi e che è giunto il tempo per fare qualcosa.
La Capitale europea della Cultura passa anche attraverso questi aspetti e questi problemi che sarebbe proprio il caso di cercare di affrontare unendo le forze dei due Stati perché se è vero che la sensibilità odierna non permette di lasciare ancora il dilemma dell’alternativa pane-salute (perché anche quello che abbiamo ascoltato in fondo parte ancora una volta dal conciliare una importante fonte di sostentamento, di lavoro, con una serissima fonte di preoccupazione per la salute di chi lavora, dei familiari, di chi abita nei pressi), abbiamo capito che oggi non è più solo questo il problema quanto quello di interessi economici superiori che tendono a non considerare le ricadute negative per le comunità dei territori.
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