Il ripristino della Provincia: le opportunità economiche di un ampliamento territoriale

Pubblicato il 23 ottobre 2024 alle ore 21:17

E' di oggi la notizia che la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura (servono in tutto quattro votazioni)  la proposta di legge costituzionale che modifica lo statuto speciale della Regione FVG, con il ripristino delle Province quali enti elettivi. Ospitiamo molto volentieri sul nostro blog le riflessioni di Renato VIZZARI riproducendo un suo articolo già pubblicato su Nuova Iniziativa Isontina n.88 nel maggio 2023 

Nel gennaio scorso il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato la proposta di legge nazionale che ripristina la possibilità di istituire enti di area vasta a elezione diretta, rinviando a una successiva legge regionale la specificazione delle funzioni amministrative e dei confini. Trattandosi poi di legge costituzionale bisognerà attendere i doppi passaggi in Parlamento per una definitiva approvazione del nuovo ordinamento.
A distanza di otto anni dalla loro abolizione, il ripristino delle province pone la classe politica di fronte ad un’attenta valutazione dei contenuti che la macchina amministrativa dei nuovi enti dovrà mettere in campo per migliorare la qualità dei servizi offerti alla collettività. Dovranno poi essere risolti i problemi di natura contrattuale, logistica e organizzativa che il nuovo assetto determinerà. Un altro elemento di analisi, certamente fra i più importanti, riguarda i confini geografici delle nuove entità, che potrebbero essere anche diversi rispetto a quelli del 2016.
Sotto questo profilo per la provincia di Gorizia potrebbe aprirsi la possibilità di ottenere un rafforzamento della propria composizione geografica, riappropriandosi, in particolare, di quei territori della Bassa friulana orientale che ne costituivano parte integrante fino alla soppressione della provincia avvenuta nel 1923. Ci riferiamo a dieci comuni (1) che storicamente sono stati legati a Gorizia nel corso dei secoli e che solo con la citata soppressione sono entrati a far parte della provincia di Udine. In sostanza si tratterebbe di proporre il territorio dell'Arcidiocesi di Gorizia, che mantiene tuttora tali comuni nell’ambito della propria sfera pastorale (2).
Le riflessioni che seguono riguardano le opportunità di natura economica che potrebbero derivare dalla riproposizione della provincia di Gorizia qualora fosse caratterizzata dal suo territorio storico, comprensivo quindi anche della Bassa friulana orientale. E’ del tutto evidente però che l’ottenimento di una serie di vantaggi tali da giustificare l’allargamento territoriale auspicato sono strettamente influenzati dalla quantità e qualità di funzioni amministrative che saranno rilasciate alle nuove entità provinciali.
Un primo vantaggio derivante dalla creazione di una provincia di Gorizia ampliata nella sua dimensione geografica scaturirebbe dal rafforzamento demografico che la “nuova” provincia porterebbe in dote. Si tratterebbe di aumento della popolazione del 25%, un dato pur sempre significativo se rapportato alla dimensione piuttosto modesta dell'ex-provincia. Tale rafforzamento determinerebbe una più ampia rappresentatività degli eletti nei diversi consessi, generando un maggior “peso” politico nelle scelte e strategie regionali e una crescita delle risorse fiscali che si riverberano sul territorio, favorendo in tal modo un aumento degli investimenti e consumi a beneficio di imprese e famiglie ma soprattutto eliminerebbe quelle tendenze che si manifestano periodicamente, volte a esautorare Gorizia di alcuni presidi fondamentali per un’efficace gestione della vita della collettività, in primis il Tribunale.
Un altro aspetto particolarmente importante riguarda quel settore dell’economia che esercita un ruolo fondamentale nei meccanismi di circolazione di beni e servizi, vale a dire la logistica. Sotto questo profilo la provincia di Gorizia, nella nuova veste geografica qui ipotizzata, vanterebbe ben quattro poli di una moderna piattaforma logistica intermodale, costituendo un unicum non solo da un punto di vista quali/quantitativo dei servizi offerti ma soprattutto per la sua caratterizzazione geografica. Ci riferiamo all’autoporto di Gorizia, all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, al porto di Monfalcone e allo scalo ferroviario di Cervignano. Sono tutti importanti elementi di un sistema intermodale, dedito soprattutto a supportare, in funzione retro portuale, lo sviluppo del porto di Trieste, che sta palesando una straordinaria crescita nel corso degli ultimi anni, crescita destinata a proseguire anche a causa di una serie di accadimenti internazionali, che spingeranno sempre di più i flussi commerciali verso l’Alto Adriatico.
I quattro poli si trovano all’incrocio tra la via Adriatica e il Corridoio 5, la trasversale paneuropea attraverso cui scorrerà gran parte del traffico di merci e persone del continente con diramazione verso la Mitteleuropa e l’area baltica da una parte e i maggiori centri dell’economia italiana dall’altra, senza dimenticare la possibilità di ulteriori diramazioni verso i mercati balcanici.
Si tratta di mercati che, anche per le conseguenze politiche indotte dalla guerra in Ucraina, vedranno un sempre maggior flusso di natura commerciale, che si aggiungerà a quello legato al fenomeno di reshoring e di accorciamento della filiera produttiva ormai in atto da qualche tempo.
La presenza dei citati poli all’interno di un unico ente territoriale provinciale consentirebbe a quest’ultimo di stimolare e supportare l’adozione di politiche industriali volte a migliorare l’efficienza dei servizi logistici, anche attraverso una maggiore connessione operativa fra gli stessi che ne esalti le singole peculiarità, sviluppando pertanto la vocazione intermodale dei poli stessi. Un altro elemento di vantaggio sarebbe legato al presumibile ampliamento delle risorse che lo stato o i privati potrebbero mettere a disposizione per raggiungere l’obiettivo di una maggiore efficienza (3) e di un aumento dei servizi logistici, quindi di investimenti che andrebbero a tutto vantaggio della crescita dell’occupazione e del reddito.
Un altro settore che potrebbe beneficiare di un allargamento del territorio della compagine provinciale è quello della cultura. In particolare il “ritorno” di Aquileia nell’ambito della provincia di Gorizia renderebbe più ampia la promozione dell’offerta culturale, connettendola con le opportunità culturali offerte da Gorizia e favorendo anche nuovi flussi di visitatori attraverso la predisposizione di adeguati pacchetti turistici. Anche il previsto museo destinato ad accogliere il tesoro della Chiesa aquileiese, attualmente custodito nella Cattedrale di Gorizia, potrebbe essere maggiormente valorizzato attraverso un’unica regia di promozione a livello provinciale.
La presenza di un unico gestore provinciale sarebbe molto appetibile per accrescere l’efficacia della promozione turistica anche sotto altri profili, in particolare quello legato ai circuiti cicloturistici, che consentirebbe di valorizzare le specialità enogastronomiche del goriziano raccordandole con le peculiarità agroalimentari che caratterizzano la Bassa friulana orientale, creando anche un volano di imprese dedite alla ricettività e alla ristorazione e, conseguentemente, di opportunità lavorative soprattutto per i giovani.

Conclusioni
Il previsto ripristino delle province potrebbe attivare per Gorizia la possibilità di allargare il proprio territorio di riferimento anche a quella parte della Bassa friulana orientale che ne è stata parte integrante nei secoli scorsi. La disamina effettuata ha individuato alcuni aspetti di natura economica relativi alla demografia, logistica, cultura e turismo che giustificherebbe l’allargamento territoriale auspicato per i vantaggi che ne deriverebbero alla collettività nel suo insieme. Il perseguimento di tali vantaggi sarà tuttavia fortemente condizionato dalla quantità e qualità delle funzioni amministrative che i nuovi enti adotteranno per attuare la propria attività. Rendere più attrattivo il territorio attirando non solo flussi commerciali ma anche investimenti, generando una crescita dell’occupazione, del reddito e quindi di un’ulteriore domanda di beni di consumo, irradiandone gli aspetti positivi anche in altre branche economiche (commercio, edilizia, ecc.), è un elemento imprescindibile per Gorizia, soprattutto nel momento in cui, spenti i riflettori su GO!2025, verranno a scemare le ingenti risorse che attualmente si stanno riversando sul territorio.

Note
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(1) Si tratta dei comuni di Aiello, Aquileia, Campolongo-Tapogliano, Cervignano, Chiopris-Viscone, Fiumicello-Villa Vicentina, Ruda, San Vito al Torre, Terzo e Visco.
(2) Il territorio dell’Arcidiocesi di Gorizia comprende anche tre comuni della provincia di Trieste, Duino-Aurisina, Sgonico e Monrupino.
(3) In una visione logistica d'insieme sarebbe poi opportuno mantenere a Palmanova l’ultimo casello autostradale verso Trieste, liberalizzando così tutto il traffico da e per Cormons-Gorizia-Monfalcone-Cervignano, evitando l’attuale intervento di ampliamento del LISERT, anche per il suo impatto ambientale e in funzione degli indispensabili lavori di ammodernamento della linea ferroviaria adiacente.

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